Il pittore americano William Congdon su alcune opere di Dimitri osserva: Il suo segno è immediato, di un’immediatezza che non tradisce improvvisazione o nervosismo, quanto invece capacità realizzatrice che attinge a una realtà spirituale sentita e tanto posseduta da potersi esprimere con efficace gestualità. Nel momento creativo cade ogni controllo della ragione e l’artista impressiona la superficie da dipingere come fosse pellicola fotografica,cogliendo dell’immagine l’attimo. È questa immediatezza che salva l’integrità dell’opera, il patrimonio che l’autore vuole trasmettere: il valore e l’universalità della Chiesa. Attorno al Cristo, infatti, si agita una confusa folla di diseredati, uomini di tutti i tempi, reali e immaginari, santi e peccatori, luminose schiere di angeli e ombre di demoni e, inoltre, l’impianto scenografico non ha confini, perché questa folla vive ancora oltre i margini del quadro e nella nostra immaginazione, come se noi stessi fossimo parte dell’opera che si allarga a dismisura coinvolgendoci nel Mistero Eucaristico, dove il pane e il vino si trasformano in corpo e sangue di Cristo. Io vi dico che mai più non berrò del succo della vite fino a quel giorno. Quel volto scarno, che troviamo nella sua Moltiplicazione dei pani e dei pesci è quello di un Cristo munifico in cima a una montagna di corpi fatti di carne vera che sa di sudore e sofferenza, un Cristo muto, silenzioso e triste di una tristezza profonda. A Lui, che il futuro è presente, quei fratelli affamati e raccolti ai Suoi piedi, ricordano l’ineluttabile destino dell’uomo, sempre alla ricerca di cibo per soddisfare lo stomaco e dimentico della sazietà che viene dalle parole del Verbo. Gesù sa che neanche il Suo sacrificio, la Sua crocifissione e morte sveglieranno il suo popolo dal torpore della carne. Tradito dai discepoli per cupidigia o per paura, solo il sudario avvolgerà le sue carni martoriate dal flagellum romano, dalla corona di spine, dall’asta nel costato, dai chiodi ficcati nelle mani e nei piedi, dall’indifferenza degli uomini. E quel volto nella Riproduzione della Sacra Sindone, consapevole dell’immutabilità dell’uomo, è emaciato, sofferente e rassegnato. Il volto dolore Nonostante la bellezza oggettiva del Figlio di Dio, ho voluto osservare quell’immagine tra le scariche di un cervello elettronico e tutto è diventato trasfigurazione, miracolo.
Dimitri Salonia La moltiplicazione dei pani e dei pesci
La speranza sorge come luce vivida, palpabile dalla terra, dalle profondità dell’animo umano e quel viso straziato si rasserena e questa nuova dolcezza di Gesù ci rassicura, ci avvolge, ci protegge. Cristo è già purissimo spirito, anche con tutto il dolore della sua carne e il suo sguardo, che abbraccia l’infinito, ritorna verso i suoi fratelli: c’è veramente la misura dell’immenso, dell’eterno, del divino Amore.